Una macchia di caffè nel cuore

2016-11-12-08-45-32

Non so se vi siete mai rotti qualcosa: una gamba, un polso, un dito. Se vi è capitato lo sapete: una frattura è “per sempre”, come un diamante. Le ossa si ricompongono, si calcificano, rinsaldandosi nuovamente in un tutt’uno, ma quando cambiano le stagioni, oppure ci si ritrova in mezzo ad ambienti umidi o si insidia un vento fastidioso, gelido, il dolore che si irradia nello stesso punto dove c’è stato il trauma ricorda l’evento.
Quando scopriamo per la prima volta che qualcuno in cui credevamo, di cui ci fidavamo, tradisce le nostre aspettative, quella “frattura” dell’anima si comporterà alla stessa maniera.
Il nostro panettiere, il macellaio, il bar dove pigliamo abitualmente il caffè ci ha fregato. O ci ha provato. E l’ha fatto con quella disinvoltura tipica della malafede, senza esitare, contando sulla nostra dabbenaggine o sulla distrazione di chi è immerso in altri pensieri, con la mente assorta nell’ingenuità di chi si fida.
Il nostro amico del cuore ha smesso di cercarci o ha dimenticato il nostro compleanno, mentre noi ci ricordiamo sempre del suo. Oppure gli abbiamo scritto e non ha risposto, ed abbiamo atteso il primo giorno e poi il secondo ed il terzo, fino a quando ci siamo resi conto, vedendo la doppia v azzurra, che ha letto e che quella “non risposta” è stata una precisa scelta.
L’amore della nostra vita ha detto la sua prima parolaccia. E l’ha indirizzata proprio a noi. Oppure ha rinfacciato qualcosa che ha fatto e che immaginavamo spontanea, disinteressata, altruista. O ancora fa finta di non capire, di non sentire, di non vedere, tutto ciò che spieghiamo, diciamo, mostriamo, sperando che qualcosa cambi, che ad un nostro desiderio corrisponda una manifestazione d’amore che non arriva.
Si tornerà ad acquistare nello stesso negozio, si farà pace con l’amico, si stringeranno le stesse mani, si daranno altri baci ed altre carezze a chi si ama, ma dentro di noi, dentro uno dei cassetti in cui depositiamo ogni emozione vissuta, il ricordo di quella frattura continuerà ad esistere.
E quel commerciante, quell’amico, quell’amore, agli occhi del nostro cuore non sarà più lo stesso. Sarà contaminato da una macchia che ci ha fatto soffrire. Come in quella camicia, quella maglia, quel completo a cui tenevamo tanto e che ogni volta riguardiamo nell’armadio, appeso, immobile, pensando a quella piccola offesa color caffè. Non lo buttiamo perché è l’affetto che muove le nostre decisioni, ma resta chiuso, in odore di stantio, nell’attesa – ignorando il se ed il quando – che un nuovo capo d’abbigliamento prenda il suo posto.

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